Da quando esiste la ricerca, esiste il problema del reperimento dei fondi.
Le prime scuole e università erano costose, e non tutti si potevano permettere di frequentarle, ma soprattutto di poter proseguire la carriera scientifica e campare solo di quella. Vi suona familiare?

La figura del matematico di corte, presente già dall’epoca di Carlo Magno, è emblematica di questa situazione: giovani volenterosi e talentuosi, per poter proseguire le proprie ricerche, offrivano i propri servigi alla corte in cambio di finanziamenti.

Altri, sceglievano la carriera ecclesiastica, per aver accesso materiali e fondi. Un esempio è stato Padre Jacopo Belgrado, gesuita, di cui sentirete parlare fino allo sfinimento, dal momento in cui Fra sta facendo ricerche su di lui per la tesi.

Ma torniamo a noi: la situazione, attualmente non sembra migliorata di tanto, e questo riguarda anche tutt3 coloro che, come noi, si occupano di divulgazione. Quanto spesso ci troviamo a lavorare in cambio di pasti e alloggi in paesini sperduti, di visibilità e di curriculum?

Ricerca e divulgazione scientifica vengono percepiti come beni di lusso, quasi sfizi, per cui chi, per passione decide di occuparsene, sembra essere destinat3 a lottare per tutta la vita per procurarsi i fondi per continuare. Paradossalmente, ci si ritrova non a lavorare per soldi ma a cercare soldi per lavorare.

Il lato positivo è che non tutt3 hanno la fortuna di amare così tanto il proprio impiego. Ma il lato negativo è evidente: la ricerca NON è uno sfizio, ed è grazie ad essa che la qualità delle nostre vite è aumentata notevolmente e, si spera, continueranno ad arrivare contributi per il benessere e la salute di tutt3.

Come possiamo far percepire l’importanza di quello che facciamo?

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