Di un tempo in cui lo zero non significava quello che significa per noi: andiamo alla scoperta del nulla.

C’era un tempo in cui lo zero non serviva a niente: un tempo che non è neanche troppo lontano, perchè in Europa è stato così fino al 1200 circa, anche dopo. Era il tempo in cui la numerazione in uso in Italia non era di tipo posizionale ma era di tipo addizionale: quella romana per intenderci.

Cosa significa che la numerazione era addizionale? Che per scrivere 3 avremmo usato tre volte il simbolo dell’unità, che nel caso sia degli antichi egizi che degli antichi romani corrispondeva a I: quindi 3 era III.

Così valeva di conseguenza anche per tutti gli altri multipli dei “simboli” base: visto che sia la numerazione egizia che la greca sono complessivamente in base dieci, questo discorso vale ad esempio anche per il 30 (XXX nella romana, 𓎆𓎆𓎆 nella egizia) e il 300 (CCC nella romana, 𓍢𓍢𓍢 nella egizia).

E in verità già in queste numerazioni era prese qualcosa che somigliasse allo zero, che quindi non è stato propriamente importato dalla numerazione indo-arabica: questi zero somigliavano più a un qualcosa che indicasse l’insieme nullo, visto che la concezione dell’algebra non era ancora così avanzata da poter comprendere l’utilità dello zero.

In matematica egizia abbiamo nfrw, un geroglifico che tradotto significa “svuotamento” e somiglia a una lira ma più probabilmente è un cuore e una trachea. Si pronuncia qualcosa tipo neferu e tra gli altri significati ha anche “buono” o “meraviglioso”: ecco da dove ha origine il nome egiziano Nefertiti.

Anche nella matematica romana esiste un simbolo, N, per indicare nulla o nihil: l’utilizzo delle parole nulla e nihil, che significano “nulla”, “senza valore” risale a tempi più antichi, mentre l’introduzione del simbolo N si ha solamente intorno al 750 d.C., in età quindi medievale.

Ma a cosa serve lo zero in una numerazione posizionale? Perchè mai dovremmo scrivere un numero +0? Da vera matematica, sento la necessità di lasciare questa domanda come esercizio al lettore: è una questione di cui abbiamo discusso a Genova al nostro laboratorio, ma voi potete farlo nei commenti! La risposta la prossima settimana!

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