Purtroppo oggi non siamo così serene come quando ieri parlavamo di Marie Curie e il marito Pierre.
Oggi è la giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza, istituita su iniziativa delle Nazioni Unite nel 2015.
Abbiamo pensato che un bel modo per cerebrarla senza sminuirla potesse essere riflettere su come noi matefisiche abbiamo deciso di trattare le scienziate su questa pagina e nei nostri eventi, nell’augurio che possa aprire una conversazione sul tema.
Siamo profondamente convinte che la scienza, come qualsiasi disciplina, non abbia genere: le donne sono state solamente allontanate nei secoli dai luoghi che gli uomini ritenevano loro, com’è successo anche nel teatro, nella letteratura, nella musica.
Parlare di “donne di scienza” poi è sempre imbarazzante: mica capita di dire “gli uomini di scienza”. Le donne possono avere idee discordanti tra loro, non condividere teorie proposte da loro colleghe, o anche non essere d’accordo con la promozione di altre donne: ciò accade perchè sono persone, che svolgono un lavoro con professionalità, non perchè “donne”.
Sono riflessioni anche spontanee a seguito della recente lettura dei libri di Gabriella Greison sul tema delle donne nella scienza: chiariamoci, questo non vuole essere un attacco a libri come “Sei donne che hanno cambiato il mondo”, pubblicati nel 2017. Gabriella Greison insiste molto sull’umanità delle più grandi scienziate di sempre, approfondendo loro vita privata e le disavventure vissute nel corso della loro vita, e probabilmente questo era il modo migliore di trattare l’argomento nel 2017.
Ma noi pensiamo che nel 2022 sia ora di trattare le donne nella scienza non come animali in via di estinzione ma come dottorande, ricercatrici e docenti di qualità.
E questo si fa parlando delle loro ricerche, dei loro risultati, delle loro competenze.
Anche se richiede fatica.
Un’altra narrazione è possibile, e inizia proprio da noi divulgatorə.
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