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Laureata in Fisica a Padova e specializzanda in Storia e Didattica della Fisica a Bologna, scrivo, disegno, leggo fantasy, rievoco celti, divulgo scienza dal 2017.
Francesca Damiani
la metà fisica della coppia
Parte della mia storia
Ho sempre studiato materie scientifiche, ma nell’anima sono un’artista. Prima di iscrivermi all’università ho fatto diversi lavori, tra cui ho collaborato all’organizzazione di eventi d’arte.
Una volta trasferita a Padova per studiare Fisica, ho cercato un modo per esprimere questo mio lato umanistico. La mia prima esperienza è stata quella di guida scientifica alla mostra Sperimentando, nel 2017, dopodiché ho dedicato un anno al Servizio Civile Nazionale all’Osservatorio Astronomico di Padova (alla Specola. Sì, il castello.) nel progetto I giovani e le nuove tecnologie: la divulgazione dell’astronomia per la crescita personale e culturale, in cui mi sono dedicata alla creazione di materiale divulgativo, alla progettazione di attività, alla comunicazione sui social e alla creazione di moduli di feedback per gli eventi. Ho anche collaborato alla creazione dello stand dell’INAF per la mostra Sperimentando, quella di prima. Ah, ho anche imparato un po’ di astronomia.
Insieme a due colleghi, ho creato un’attività didattica sulle missioni spaziali su Marte, pubblicata sul sito EduINAF.
L’arrivo della Storia della Fisica nella mia vita
Ho poi lavorato come guida al Museo di Storia della Fisica di Padova, e dalla storia della fisica non sono mai più uscita. Mi sono laureata con una tesi sul Settecento, incentrata su Giovanni Poleni e Jacopo Belgrado.
Nel 2019, mi sono avventurata a Genova per lavorare come animatrice al Festival della Scienza (fun fact: di nuovo INAF), e nel 2020 ho presentato, insieme a un collega e al curatore di fisica del Sistema Museale di Ateneo di Bologna, la mostra “Augusto Righi: che Fi(si)co!, riguardante la storia delle teorie sulla luce, da Isaac Newton al dualismo onda-particella.
Ho anche partecipato ad un bellissimo seminario al Deutsche Museum di Monaco di Baviera sulla “material culture”: per intenderci, un’applicazione dell’archeologia allo studio di antichi strumenti scientifici. Era la prima settimana di marzo 2020, prima che ci chiudessero tutti in casa.
In mezzo a tutto ciò, ho collaborato per altre mostre e laboratori occasionali, che non sto a elencarvi.
Ho pubblicato un articolo su uno degli strumenti di Augusto Righi, il banco per onde elettromagnetiche, sul bollettino della Scientific Instrument Society.